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I just published "On asking the wrong kind of questions (series: notes to myself)", happy 2024. https://link.medium.com/thDMgqTvZFb

(revised on Medium) On a sachet of brown sugar (series: notes to myself)

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Mid-morning, somewhere in Italy. Seating at a bar, in an elegant square, summery weather, a kind breeze, refreshing. An espresso macchiato comes with a brown sachet of sugar, to be added if you wish. I look at it. I look around. I have time to think. How do people deal with this task? Can one divide people, the sugary kind, into types according to how they open a sachet of sugar? A student, with interesting tattoos on her left shoulder, opens it by pinching the two sides and pulling them, gently ungluing the sachet. It requires her to use four fingers, each couple pinching a side of the sachet. She is attentive and careful. She better be. I know that feat is demanding. Too much force and the sachet may give in abruptly, spreading the sugar everywhere. Too little, and the little shell will hold on to its content and won’t be convinced to release its treasure. I love the cautions determination. She puts her hands together, palms touching at the bottom as if praying, to measure the effort

Sulla morte come "distanza che si apre nella vita"

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“La morte è una distanza che si apre nella vita, ma non è sparizione, distruzione, putrefazione.” Ho letto questa frase (chiamiamola non-P), è parte di un articolo giornalistico (non si può imporre un rigore scientifico, non è il contesto). Ho letto il resto dell’articolo. Non migliora. Non ha importanza. Desidero soffermarmi solo su questa frase. Da tanti anni non sono più un filosofo analitico, ma mi è rimasta l’inclinazione (il vizio senza pelo del lupo?) di (cercare di) usare le parole con attenzione e cura. Cercando di ancorarle a significati che non siano “futuristici” (parole in libertà). Troppe persone confondono il fatto che una frase sia grammaticale con il fatto che abbia un reale senso. Si può anche dire: P) “La morte non è una distanza che si apre nella vita, è sparizione, distruzione, putrefazione.” P è altrettanto grammaticale e credo che abbia molto più senso di non-P, almeno biologicamente e concettualmente. I fatti puntano in questa direzione. E chi sostiene il contra

Onlife: Sulla morte di Corman McCarthy e "the best writers" della letteratura americana

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Corman McCarthy è stato descritto da alcuni come il più grande scrittore americano di [aggiungere qui un numero di secoli, oppure "la nostra epoca", oppure "una generazione" o semplicemente "sempre"]. Siccome sono insipiente, e lo avevo solo sentito nominare ma mai letto (ma i mie amici come mai non me lo hanno mai consigliato? che ci stanno a fare? O almeno Amazon, visto il numero di libri che compro, un "you may also like" lo poteva sputare no?), sono andato a vedere chi fosse. Ho letto un po' di cose su di lui, tutte molto interessanti. E poi mi sono chiesto chi rientra oggi in una lista più o meno accurata degli scrittori americani più importante degli ultimi 100 anni. Insomma, se uno dice, per esempio, "è morto il più grande scrittore americano del secolo" ti viene il dubbio di ricostruire la competizione gli ultimi cento anni. Le posizioni sono ovviamente e come sempre discutibili, ma mi è stato utile ricordare a chi si sta co

Breve commento su "Non è il mio lutto" e la morte di Berlusconi.

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Ho sempre criticato Berlusconi, i suoi votanti, il suo partito, il berlusconismo, gli italoforzuti, i suoi governi, la tragedia (soprattutto morale, ma anche istituzionale, politica, culturale ed economica) che tutto ciò è stato per il paese... Berlusconi è stato un disastro per l'Italia, una sorta di Trump al potere o vicino al potere per decenni. Servirà moltissimo lavoro e tanto tempo per riparare i danni fatti, ammesso che si possano riparare.  Ma Mercoledì 14 Giugno ho spostato la lezione del corso che tengo a Bologna, affinché chi volesse potesse participare ai funerali di stato e commemorare la morte di Berlusconi, e perché l'attuale governo ha proclamato il lutto nazionale per un politico che (con mio scandalo e vergogna) è stato eletto democraticamente da milioni di italiani e italiane (che gli dei dell'Olimpo li perdonino, io non ci riesco, e posso solo rispettarne le scelte), e ha ricoperto la carica di primo ministro quattro volte.  Non è stata una forma di risp

(revised on Medium) On the house left behind by a travelling God (series: notes to myself)

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There are some famous parables in the New Testament in which people travel, arrive, go away, or come back (for example, Matthew 25:1-13 on the ten virgins; Luke 15:11-32 on the prodigal son). But I have one in mind that has puzzled me for a long time: Matthew 25:14-15 (on the talents), about the man, probably representing God, who is “going on a journey” (ἀποδημῶν) and “comes back after a long time” (πολὺν χρόνον).  The word ἀποδημῶν means “about to go on a journey”, and it is the same word used in another parable, when God goes away, again (Matthew 21:33-46). In both cases, he leaves the house for reasons that are not provided. Why does he have to go? Can he not stay? It seems that more pressing business calls him elsewhere. Something or someone is more important than us, who live in the house. An emergency? Or perhaps just a test? Maybe he just wants to see what the mice do when the cat is away. Whatever the motives, there is a journey, a time before and after his presence, and then